
"L'opera di tutti e quattro fu messa assieme, giudicata e studiata attraverso la sola qualità ovviamente comune a tutti: la novità; così ebbe origine il nome Art Nouveau" (Henry van de Velde).
Nel nostro Paese l’Art Nouveau finisce sotto le luci della ribalta col nome di
Liberty, preso in prestito dai magazzini londinesi di Arthur Liberty che esponevano oggetti del più vario genere concepiti proprio secondo questo stile.
In Italia di esempi di Liberty ce ne sono parecchi e anche Milano, che di questo stile è considerata una delle capitali nel Belpaese, ha i suoi begli esponenti, concentrati principalmente in una zona.
Siamo dalle parti di Porta Venezia, la fermata della metropolitana è Palestro, a voler essere precisi; ho già avuto modo di parlare di questo quartiere della città, uno di quelli che più mi affascina, perché è proprio qui che sta la Milano dei giardini, il famoso
Quadrilatero del Silenzio. E’ che da queste parti, se si fa attenzione mentre si cammina per strada, non si può non essere catturati da una serie di edifici dalle decorazioni magnifiche.
Quelli che più mi hanno colpita?
Innanzitutto
Palazzo Castiglioni, in Corso Venezia al 47: impossibile non citarlo, è il primo palazzo liberty milanese! Oltre la facciata, arricchita di decorazioni a motivo floreale con lavorazioni in bronzo, si cela un palazzo con sale meravigliose e uno scalone di grande imponenza. Il palazzo è degli inizi del Novecento e in origine, accanto all’ingresso, erano collocate due figure femminili seminude, poi fatte rimuovere: troppo scandalose. Le signore sono finite in Via Buonarroti al 48, dove si trova Villa Romeo, oggi casa di cura: è quindi possibile ancora vederle e immaginare com’era la facciata all’epoca della costruzione.
Attraversando Corso Venezia si arriva in via Cappuccini, dove segnalo
Casa Berri-Meregalli al civico numero 8: le sue decorazioni floreali, vere e di marmo, sono di quelle che richiamano certamente l’attenzione anche del passante più distratto, ditemi voi se non è vero!

Se continuiamo il nostro itinerario dirigendoci in via Malpighi arriviamo a
Casa Galimberti: un colpo d’occhio di colori. La facciata è decorata con ceramiche rappresentanti figure umane e, guarda un po’, ancora fiori: non sarà poi per questo che la chiamano Milano dei giardini? E io che pensavo al verde quello vero.
E che dire della famosa “casa dell’orecchio”? Ufficialmente nota all’anagrafe come
Casa Sola-Busca, si trova in via Serbelloni al numero 10. L’orecchio da cui prende il nome, che vi confesso a mio avviso è un tantino macabro, non aveva funzione puramente decorativa: era il citofono. Inequivocabile, direi.
Concludo il giro all’angolo tra via Frisi e via Melzo, dove un tempo c’era il cinema Dumont, uno dei primi cinematografi di Milano, costruito nel 1910, e dove ora invece si trova la
Biblioteca Venezia. Un edificio dalla storia travagliata, che merita di essere scoperto.
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