
I più bei giardini di Milano sono nei palazzi. Quando mi hanno detto questa cosa sono rimasta un po’ così: ma come nei palazzi?
Milano passa per città grigia, ma se si ha la pazienza di scoprire cosa si nasconde dietro la sua cortina un po’ fumosa si vedono cose che di solito non ci si aspetta, o se non altro non ci si aspetta qui.
Fenicotteri rosa, ad esempio. E chi l’avrebbe mai detto a
Milano? Fidatevi e seguitemi, che ve li mostro in questo tour che segue un pochino le fila dell'altro, insolito,
sulle tracce delle rapine da film a Milano.

La passeggiata è a ridosso del centro proprio lì dove si apre un cuore verde da rimanere sorpresi: lo chiamano
Quadrilatero del Silenzio, ed è l’esatto opposto dell’altro Quadrilatero, quello arcinoto della moda.
Quadrilatero perché in effetti si sta parlando di quattro vie che sembrano lì appese quasi per caso sulla cartina di una città che va sempre di corsa, facendo parecchio rumore.
Partiamo
dalla fermata di Palestro, linea rossa, ad uno sgambetto da Piazza San Babila, e infiliamo corso Venezia in direzione nord-est; sulla sinistra si aprono gli ampi spazi della Villa Reale e dei Giardini Pubblici, il primo parco milanese consacrato allo svago, quello dove Montanelli si fermava ogni mattina prima di andare in redazione e dove ora l’hanno immortalato nel bronzo, intento a torturare i tasti della sua mitica Lettera 22.
Se non vi fate tentare fin dall’inizio dal richiamo della quiete e decidete di procedere, vi troverete sulla destra
l’Arcone Salvini: infilatelo e incamminatevi sulla via che porta lo stesso nome; è pazzesco pensare come lì sopra ci abitino delle persone, spettatrici privilegiate di scorci da conservare. Passando da queste parti non si riesce a fare a meno di camminare col naso all’insù, rapiti dalle linee armoniche di un liberty che ha deciso di farsi milanese, ma solo per chi ama mettersi alla ricerca.
Proseguite fino a
Piazza Duse, quell’Eleonora che ispirò il Vate, e poi andate giù, in via dei Cappuccini, camminando per strade dove sono passati scrittori e artisti che secondo me Milano l’hanno amata proprio perché vivevano qui, sotto questo pezzo di cielo che pare preso in prestito da un angolo lontano. Non perdetevi i palazzi con i loro terrazzi fioriti, con quelle pareti dove il verde prende coraggio e inizia ad arrampicarsi, ricoprendo come una rete neanche troppo discreta facciate antiche di decenni. E sentite il silenzio.
Sarà che io questo giro l’ho fatto una mattina di un giorno qualunque, o sarà che ci si distrae facilmente da queste parti, ma è impossibile non concentrarsi su quei suoni senza voce che in genere ci si dimentica sempre un po’.
E ad un certo punto, arrivati in via dei Cappuccini, vi scoprirete davanti ad un enorme cancello in ferro con le sue ghirlande di verde, e la vostra attenzione verrà risucchiata verso l’interno da un qualcosa che davvero non ci si crede:
un gruppo di fenicotteri rosa, nel pieno centro di Milano. Non potrete fare a meno di chiedervi se non vi siete proiettati altrove, se siete dove pensate di essere, e magari vi stropiccerete un po’ gli occhi, per essere sicuri che quello che state vedendo è realmente lì, davanti a voi.

Io il giro lo concluderei allungando verso
Villa Necchi Campiglio, in via Mozart al numero 14, ora proprietà del FAI e parte del
circuito delle Case Museo di Milano, quattro edifici che ospitano collezioni di dipinti e sculture e che sono aperte alle visite del pubblico.
E se i vostri occhi proprio non ne vogliono sapere di riabituarsi all’ordinario, date un ultimo sguardo proprio lì davanti a
Palazzo Fidia, che nelle sue sfaccettature non potrà fare a meno di catturare la vostra attenzione, in un misto di linee curve, timpani e pinnacoli, di mattoni e intonaci.
Un bell’esempio di un eclettismo che non è solo di un edificio ma di una città intera.