
Milano -
el nost Milan - è spesso stata la culla di grandi e importanti movimenti
artistici, sia letterari che pittorici, e ancora oggi ne possiamo trovare le
tracce nel tessuto urbano della città: due esempi perfetti di questo sono la
Scapigliatura e il Futurismo.
La
Scapigliatura è il movimento bohémien che si sviluppò nella nostra città nella
seconda metà dell'Ottocento: genio e sregolatezza, fiumi di assenzio e vita
maledetta. Dal versante letterario vedeva tra le sue fila Cletto Arrighi,
Iginio Ugo Tarchetti, Emilio Praga, i fratelli Boito e Carlo Dossi, nella
pittura e nella scultura Tranquillo Cremona, Giuseppe Grandi, Mosè Bianchi e
Daniele Ranzoni. Le loro opere sono un monumento all'innovazione, alla ricerca
e alla libertà, e sono ancora oggi attualissime.
Gli
Scapigliati sono legati indissolubilmente a Milano: nei loro romanzi possiamo
spesso leggere dettagliate descrizioni della città al loro tempo (che chi vuole
può provare a ricostruire e ritrovare nella città di oggi) e i loro dipinti
spesso immortalano scorci di Milano nascosta nella scighera - la nebbia.

La città è
stata anche il palcoscenico delle loro vite vissute al limite e il quartiere
che ancora oggi è a loro legato è quello che si sviluppa tra corso Monforte e
Porta Venezia, che alla fine dell'Ottocento era una specie di Montmartre
milanese. In Borgo di Monforte avevano infatti lo studio molti pittori del
movimento, e gli scrittori avevano casa: la zona, in un momento in cui Milano
stava assumendo i connotati di un'industriosa città moderna, sembrava ancora
aperta campagna, tante erano le aree verdi, e gli affitti erano bassi. Il loro
ritrovo preferito era la famigerata Osteria del Polpetta, all'angolo con via
Conservatorio, oppure l’Ortaglia di via Vivaio, il grande giardino di Palazzo
Cicogna Mozzoni sul terreno dove oggi sorge l'Istituto dei Ciechi, dove gli
artisti passavano le loro giornate parlando, dipingendo e scrivendo.

Un altro
luogo fondamentale per la Scapigliatura è il palazzo di via San Primo al 6, di
cui ancora oggi possiamo ammirare parte della facciata: alla metà
dell'Ottocento era lo studio dello scultore Pompeo Marchesi, e nel 1881, morto
l'artista, fu preso in affitto per ospitare la prima mostra degli Scapigliati.
L'Indisposizione di Belle Arti lì organizzata ricorda moltissimo le
provocatorie mostre delle avanguardie più recenti: per stupire e scandalizzare,
tra i quadri e le sculture più serie erano anche esposti pezzi come un sacco
marcato SPQR pieno di cianfrusaglie che doveva rappresentare "Il sacco di
Roma", una tela bianca incorniciata con la dicitura "quadro non
incominciato per la morte dell'autore", il ritratto di una mezzo soprano
che era solo la metà di una cantante, e così via. Inoltre la sala era
tappezzata di massime ironiche come "E' rigorosamente vietato far
dondolare l'edificio" o "I Visitatori dovranno depositare, in luogo a
ciò destinato, la propria ombra, onde evitare soverchi affollamenti" e
tutte le sere erano organizzati spettacoli di ombre cinesi.

Stupire e
scandalizzare però era anche la cifra stilistica di un altro movimento che non
ha bisogno di presentazioni, il Futurismo. A noi oggi piace andare alla ricerca
dei luoghi più privati legati a questa avanguardia, come la casa di Filippo
Tommaso Marinetti, in un grande appartamento al primo piano del palazzo in via
Senato al 2, all’angolo con corso Venezia, dove tra l'altro aveva sede la
redazione della sua prima rivista, Poesia, oppure ricordare luoghi
significativi come il famoso Caffè del Centro nella ex via Carlo Alberto, ora
via Mazzini, ritrovo preferito di tutti i futuristi.
A
proposito di caffè e di Milano: come non ricordare lo splendido quadro di
Umberto Boccioni "Rissa in galleria" (che oggi possiamo ammirare alla
Pinacoteca di Brera), che ritrae una baruffa tra donne davanti al Campari in
Galleria? E sempre rimanendo in tema locali, vi segnaliamo che oggi potete
anche tuffarvi nell'atmosfera di quegli anni andando al ristorante futurista
Lacerba (Via Orti 4 - 20122 Milano Tel. 02 545 5475) che ha degli arredi che vi
faranno tornare a quei tempi, gustando al contempo una eccellente cucina di
oggi.
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