
Venezia si districa in calli
e palazzi, campi e fondamente, ma tra questi edifici storici, un po’ case di
famiglie nobili veneziane, un po’ botteghe, ci sono anche i così detti fondaci,
in dialetto veneziani “fondeghi”. La parola “fondaco” deriva dal greco e
dall’arabo, e letteralmente significa proprio “casa-magazzino”, perché di
fatto, questo era più o meno il loro ruolo anche a Venezia.
La presenza di fondaci era
uno degli aspetti che aiutava a definire una città come potenza marinara;
infatti, Venezia era una delle quattro repubbliche marinare italiane, assieme a
Genova, Amalfi e Pisa.
La particolarità dei fondaci
veneziani - attualmente sono presenti gli edifici ma non sono adibiti a
magazzini come un tempo- è che si affacciano sui canali, non sono mai palazzi
interni, perchè gli scambi commerciali si facevano sull’acqua.
A Venezia non è difficile
riconoscere la zona in cui si trovano, dal momento che le calli che li ospitano
ne riportano proprio il nome, come ad esempio il “Fontego dei Tedeschi” e il
“Fontego dei Turchi”.

IL FONTEGO DEI TEDESCHI
Chiamato così non tanto per
il fatto che le merci custodite al suo interno fossero esclusivamente dei
tedeschi, diciamo che, piuttosto, era un appellativo per indicare la
provenienza delle merci dal nord di Venezia.
Il palazzo guarda il Canal
Grande e si trova a pochi passi da Rialto. E’ stato inizialmente costruito nel
1228, ma a causa di un incendio, quello che si vede oggi è la sua “nuova
versione”, risalente ai primi del ‘500. Sulla facciata rivolta verso il Canal
Grande, mostra 5 arcate che vanno a costruire un portico che comunica
direttamente con l’acqua.
Al contrario degli altri
edifici veneziani, in questo caso, si preferì evitare le decorazioni marmoree e
preferire gli affreschi, per adempiere all’arduo compito furono chiamati
Giorgio e Tiziano, suo allievo.
Una curiosità: si dice che
la Giustizia, di Tiziano, fosse talmente bella che si dubitasse fosse opera
sua, attribuendola piuttosto al maestro Giorgione, tanto che iniziò una
battibecco tra i due artisti… questo, secondo ciò che scrisse Ludovico Dolce
nel 1557.

IL FONTEGO DEI TURCHI
Probabilmente più conosciuto
rispetto a quello detto “dei tedeschi” per il semplice fatto che al giorno
d’oggi ospita il Museo Civico di Storia Naturale, che tutti i veneziani hanno
visitato almeno una volta con le scuole.
Il Fontego dei Turchi fu
costruito anch’esso intorno al 1225 ma per volere di un privato, il signor
Giacomo Palmieri, e passò in mano alla Repubblica solo nel 1381. Ci furono poi
diversi passaggi di proprietà e solo nel 1621 si concretizzò l’ipotesi di
adibirlo a magazzino per le merci provenienti dalla Turchia.
La facciata che si specchia
sul Canal Grande è anch’essa costituita da una serie di archi formanti un
portico.

CURIOSITA’
I due
fondaci appena descritti sono detti i “fonteghi nazionali”, ma i veneziani
sanno bene che ne esiste un terzo, anche se meno conosciuto e che non ha più
l’aspetto di un tempo: il Fontego dei Persiani. In un quadro del Carpaccio,
“Miracolo della Croce a Rialto”, si scorge un edificio all’estrema destra,
affiancato ad un altro edificio di forma particolare.
Oltrei
ai “fonteghi nazionali” esistevano anche i così detti “fonteghi pubblici” ovvero il fontego de la farina, il fontego del curame (cuoio e pelli) che si
trovavano nella Contrada San Silvestro, il “fontegheto” de la farina (perchè
evidentemente era più piccolo degli altri), in Contrada San Moisè, e il
fontegheto de l'acqua non più esistente, ma che un tempo si trovava nella
Contrada San Silvestro.
Articoli correlati
Idee su cosa fare e vedere a Venezia
Offerte cose da fare a Venezia