La comunità cinese di Milano è la più antica d’Italia: i primi insediamenti risalgono agli anni Venti. La zona è quella di Canonica - Sarpi, ormai conosciuta come
Chinatown (meta anche di tour di vario tipo, ndr). Via Paolo Sarpi, l’arteria centrale di una zona che si è estesa anche a via Bramante, via Rosmini e via Lomazzo, si presenta come una strada lastricata d’Asia, dove a distrarsi per un attimo sembra davvero di essere in un altro continente: le insegne con gli ideogrammi, le lanterne, la gente che passa per strada con quegli occhi un po’ allungati, appoggiati sopra una pelle ambrata.
Anche le voci. Non è raro imbattersi in idiomi lontani e dai suoni che per le nostre orecchie sono assolutamente esotici. Ad un passo dalla stazione di Porta Garibaldi!

A voler guardar bene è anche una via lastricata di improperi e fracasso: come tacere tutte le questioni legate al carico e scarico delle merci destinate ai negozi che rimane tuttora senza una soluzione soddisfacente?
Di negozi italiani ne sono rimasti ben pochi, qualcuno ancora resiste dall’interno delle proprie vetrine, perché ormai gli alimentari, le edicole, e pure le agenzie di viaggio stanno sotto il segno del dragone.
In questa zona si festeggia in maniera ridodante e tradizionale anche il
capodanno cinese in occasione del secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno (per intenderci, nostro calendario alla mano, tra il 21 gennaio e il 19 febbraio).
E’ una ricorrenza che viene festeggiata dalle comunità di tutto il mondo, quella di Milano compresa, con cortei danzanti che si portano appresso dragoni e tamburi: la leggenda racconta che nell’antica Cina vivesse Nian, un mostro che abbandonava la propria tana una volta l’anno, e che l’unico modo di sfuggirgli fosse quello di spaventarlo facendo rumore e agitando qualcosa di colore rosso; ecco perché proprio il rosso è il colore predominante dei festeggiamenti.

Con buona pace della leggenda e delle tradizioni, se passeggiate per Chinatown, non vi sarà difficile notare che per il capodanno cinese ora i ristoranti organizzano anche cenoni con menù a prezzo fisso: evidentemente l’integrazione culturale passa anche da questi modelli di business, verrebbe da dire che bisogna rifletterci.
Nell’attesa di trarre le dovute conclusioni, vi posso segnalare quello che ormai è diventato il mio supermercato di fiducia in questa zona, che spesso ci passo a prendere tutto quello che non trovo altrove: il
Kathay di via Rosmini, che di via Sarpi è una traversa. Se come me vi piace cucinare etnico, qui troverete tutto quello che serve, garantito... compresa la salsa di soia in bottiglia da due litri che è la mia gioia, confesso.
Se invece siete più da centri commerciali, segnalo che la Chinatown meneghina si è evoluta anche in questo senso: è dello scorso luglio
l’apertura dell’Oriental Mall, uno shopping center al civico 33 di via Sarpi dove, distribuiti su cinque piani, è possibile trovare due supermercati, un ristorante, una sala da the e una serie di spazi per la vendita di vestiti e ogni genere di oggetto.

Insomma, una città nella città, anche se a differenza delle altre Chinatown sparse per il mondo, in questa di Milano non vivono prevalentemente i cinesi, che arrivano dagli altri quartieri per lavorare. Che sia proprio questo il prossimo passaggio? Staremo a vedere... io intanto vado a comprare la salsa di soia.