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DAO: il migliore cinese di Roma
Mangiare veramente cinese a Roma è molto più complicato di quello che si possa pensare. Chi ha avuto la fortuna di visitare il Grande Paese (praticamente un continente) dell’Asia sa bene che la differenza tra la “china cena” romana (ed italiana, per non dire europea) e la cucina cinese originale è abbissale. Praticamente sono due cucine diverse.
Nella capitale ci sono pochi esempi di cultura cinese a tavola. Da qualche anno esiste finalmente un ottimo portabandiera di questa enorme tradizione grazie a Dao, situato al civico 328 di viale Jonio (Montesacro). Probabilmente è il migliore in città.
Alla scoperta della cucina di Dao
Curioso già per l’ubicazione. Non siamo proprio fra i quartieri classici delle uscite culinarie romane. Ma anche questo gli dona un certo fascino di scoperta non indifferente. Tra l’altro il proprietario, Shu Jianguo, sembrerebbe anche alla ricerca di un altro (magari un secondo) posizionamento per il suo ristorante.
Jianguo, come potete leggere sul sito, ha voluto portare in Italia la Storia e la cultura del vero gusto cinese. Lo ha fatto grazie allo chef Chau Chiu Ping, originario di Hong Kong, con una grande esperienza nei ristoranti internazionali, che cura questa particolare ricerca tra tradizione e raffinatezza, strizzando un occhio anche ai sapori nostrani.
Ok, so a cosa state pensando (sempre se siete viaggiatori incalliti). Hong Kong non è Pechino. Ed avete ragione. Tuttavia ad Hong Kong potete scegliere di mangiare il cinese autentico, il fusion o quello che vi pare, perché c’è veramente ogni cucina mondiale. E tutto sommato, qui da Dao, avrete la sensazione unica, di ritrovare quell’incredibile varietà della cucina di classe asiatica. Ovviamente con una colonna portante, una Grande Muraglia per così dire, propriamente cinese.
L’ambiente è ampio e curato. Luminoso, pulito, minimal, con dettagli per occhi ed orecchie esigenti: all’ingresso (anche se l’ultima volta mancava) una ragazza è intenta a suonare l’arpa cinese. Appena arrivate al tavolo e vi accomodate, vi viene servito un bicchiere di prosecco accompagnato dalle classiche nuvolette di drago con salsa, e già al primo “crack” del primo morso, capirete che sono fatte come si deve.
Il menù vi può mettere in soggezione. E’ ricchissimo ma senza quella ripetitività insopportabile che vi martella quando finite nel cinese commerciale. Se andate per la prima volta, puntate sui classici.
Ravioli come se piovessero. In Cina esistono ristoranti che fanno solo ravioli. Qui ne potete mangiare tantissimi. Di “cao zhou” (ripieni di gamberi e fantasia di verdure), ravioli neri (al nero di seppia ripieni di branzino), “xiao mai” (ripieni di capesante al vapore), “xiao jiao” (ai gamberi al vapore) e via così senza soluzione di continuità.
Occhio che le porzioni non sono quelle da trattoria. Gli stessi ravioli sono meno grandi di quello che potete supporre. Grande cura e attenzione viene messa, del resto, anche nella presentazione dei piatti.
Il menù di pesce poi è veramente di alto livello. Il cesto di sogliola con verdure (sfoglie di sogliola con cipolle, asparagi e spezie cinesi in lisca croccante), gamberoni in crosta (gamberoni in salsa majo avvolti da una croccante impanatura di anacardo), branzino ai funghi cinesi in foglie di loto (filetto di branzino cotto al vapore su foglie di loto con funghi cinesi e macinato di suino), sono solo alcune delle perle che potrete degustare.
Ricco e fornito anche quello di carne. Con una menzione speciale per il suino alla “dong po” (trancio di bacon stufato e aromatizzato servito in riduzione di fondo bruno e pane cinese).
Fra le altre cose potrete ordinare la famosa “anatra pechinese” (minimo per 2 persone), ma qui devo essere un po’ spietato: proprio come al Green T (forse il più famoso cinese di Roma, senza per altro esserlo del tutto) non vi arriverà l’esperienza che potrete fare solo in Cina per conoscere questo piatto. Mai mangiato altrove nel mondo come a Pechino. Del resto quell’aggettivo locativo significa qualcosa.
Strepitosi quindi i dessert. Budini, roll di latte al sesamo, nidi di crema (cestini di pasta sfoglia con crema pasticcera cinese serviti caldi) e il mitico, sempre raro a Roma, gelato al thè verde.
Infine, oltre a segnalarvi la pagina facebook, al momento del conto, non sarete traditi come spesso capita dall’arte seducente dell’Asia che “costa” (sebbene dipenda poi sempre dai vini che scegliete). Da ricordare che il ristorante si può raggiungere anche con Metro B1 (fermata Conca D’Oro).