
Passeggiando per il centro di Torino può capitare di raggiungere piazza Bodoni, attirati dalle note di un pianoforte. La musica nell'aria, soprattutto in estate quando le finestre rimangono aperte, è coinvolgente così come la voce di un soprano che intona un'opera.
La piazza, infatti, ospita il
Conservatorio Giuseppe Verdi inaugurato nel 1928 su progetto dell'architetto Giovanni Battista Ricci. Lo stile neobarocco della facciata rende l'ottocentesca piazza un salotto un po' monumentale, ma di un'eleganza unica.

L'interno del Conservatorio è caratterizzato dalle eleganti decorazioni liberty dell'atrio, del foyer e della Sala Concerti, che vanta la migliore acustica della città. La sala, distrutta da un incendio nel 1984, è rimasta chiusa per molti anni prima di essere riaperta con il restauro del 2006.
L'etimologia del termine “conservatorio” risale al XV secolo quando veniva utilizzato per indicare gli istituti di accoglienza per orfani, dove si impartiva agli allievi un’istruzione con l’intento di avviarli ad un mestiere. Siccome tra le numerose discipline insegnate c’era la musica, la parola iniziò a essere utilizzata anche per definire le scuole dove era possibile imparare a suonare o cantare.

All'interno
è possibile visitare la Galleria degli Strumenti Antichi: un'esposizione di oltre 130 pezzi appartenuti a celebri costruttori torinesi di strumenti a fiato come Palanca e Vinatieri. Inoltre sono presenti 26 strumenti musicali di proprietà del Museo d’Arte Antica. La mostra permanente è visitabile gratuitamente previa comunicazione tramite
email alla direzione del conservatorio.

Quando passo da lì mi piace soffermarmi qualche momento ad ascoltare le note che si diffondono trasportate dal vento. La piazza, edificata nella prima metà dell'Ottocento, è intitolata al tipografo Giambattista Bodoni (1740-1813), autore di numerosi caratteri destinati alla stampa.
Un tempo la piazza ospitava il mercato coperto dei combustibili e i lunghi portici, che proseguono su Via Pomba, offrono 52 medaglioni rotondi raffiguranti i volti de personaggi illustri che Giuseppe Pomba, fondatore della casa editrice Utet, descrisse nelle sue opere. Infine, il monumento che svetta al centro della piazza è dedicato al generale Alfonso Ferrero della Marmora e fu inaugurato nel 1891.

Prendetevi un po' di tempo per fermarvi ad ascoltare. L'idea più golosa è quella di accomodarvi a uno dei tavolini del
ristorante Kipling. Sarà per il suo nome, dedicato a uno dei più grandi viaggiatori e narratori della storia, o per la location ma questo è uno dei posti a Torino dove preferisco pranzare. I piatti del menu ricordano Paesi lontani, che si mescolano con armonia. Guacamole messicano e moussaka greca, samosa indiani e satay tailandese, ma anche piatti della tradizione piemontese come flan al Castelmagno e vitello tonnato. Il tutto condito da musica (del Conservatorio) e simpatia del personale.
A me è venuta voglia di tornarci. Ci vediamo lì magari dopo un
giro in centro?